Elita Festival: Connan Mockasin


“Ciao Connan, come stai? Benvenuto in Italia, è la tua prima volta?”
“Grazie, tutto bene, siamo molto contenti di essere qui.
Sono già stato in Italia, anzi la prima volta sono stato a Foggia.”
Dopo aver sentito questa risposta da Connan Mockasin, avevo capito che l’intervista avrebbe preso una piega interessante, al limite tra reale e il surreale, un po’ come la sua performance.

Elita Festival: Connan Mockasin


“Ciao Connan, come stai? Benvenuto in Italia, è la tua prima volta?”
“Grazie, tutto bene, siamo molto contenti di essere qui.
Sono già stato in Italia, anzi la prima volta sono stato a Foggia.”
Dopo aver sentito questa risposta da Connan Mockasin, avevo capito che l’intervista avrebbe preso una piega interessante, al limite tra reale e il surreale, un po’ come la sua performance.

Siamo a Milano, in occasione dell’Elita Festival che quest’anno ha presentato un cartellone di artisti veramente di tutto rispetto.
E durante l’evento abbiamo avuto il piacere di intervistare questo “biondone” neozelandese trapiantato a Londra che, a un certo punto della nostra intervista, ha chiesto soccorso a tutti gli altri componenti del gruppo. Da qui l’impresa è diventata sempre più ardua ma soprattutto surreale. Questo è il resoconto di quello che ci hanno detto. Sta a voi decidere se si tratta di realtà o immaginazione.

La prima domanda è stata sul suo album di esordio “Forever Dolphin Love” che ha ricevuto grandi menzioni dalla critica sia per le sue melodie oniriche che per il video che lo accompagna (ben 10 minuti). Ondeggiando il suo bicchiere di vino rosso, Connan mi racconta che in realtà il disco non ha avuto un preciso moto ispirazionale ma piuttosto è stata sua mamma, stanco di vederlo nullafacente, che lo ha spinto a produrre la propria musica.
Fortuna vuole che, non essendoci famose record label di mezzo, non ci sia stata troppa pressione per comporre l’album. Tuttavia quando gli chiedo se c’è qualcosa che avrebbe voluto cambiare dell’album mi dice che quelle due o tre canzoni finali sono state composte velocemente data la voglia di Sam di finire l’album (chitarrista, synth del gruppo, producer) e degli altri componenti dalla voglia di andare in tour. L’approdo di Connan da un piccolo villaggio sperduto della Nuova Zelanda a una città frenetica come Londra, melting pot di cultura e gente, non è stato proprio soft. Mi racconta che per 6 settimane ha vissuto in una tenda, un po’ selvaggiamente e non proprio come avrebbe desiderato. Poi le cose hanno preso piede ed è ormai da più di un anno che Connan e il suo gruppo portano il loro album in giro, con grande successo. Non potevo non chiedergli anche della collaborazione con la francese Charlotte Gainsbourg che descrive, senza troppi fronzoli, come una piacevole persona con la quale andare in tour.

Le chiacchere con Connan e gli altri componenti del gruppo hanno toccato diversi argomenti, donne giapponesi, moda milanese, le loro vite prima di incontrarsi, ma credo che il culmine dell’intervista sia stata quando ho chiesto loro: “Allora ragazzi siamo nella settimana del Salone del Mobile qui a Milano, occasione per i designer di tutto il mondo di presentare le loro esplorazioni. Voi che rapporto avete con il design?” Strano a crederci ma ognuno dei membri ha qualche familiare che ha creato pezzi di design. Connan dice che suo fratello è un “garden designer”, il batterista dice che sua madre ha inventato un sistema per reggere i bimbi, Sam che suo padre ha inventato un gioco, James dice che suo fratello ha inventato un sistema per adattare jeans. A questo punto, ci fanno cenno che c’è tempo solo per un’ultima domanda. ” Ragazzi, cosa ci dobbiamo aspettare sul palco stasera?”. Connan, dopo sguardi di intesa con la band, mi risponde: “Fashion, Design e Musica”. In fondo, era quello che volevamo.

Grazie a Federica Sfregola, Lorendo Fodarella e, ovviamente, Elita Festival.

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