La fluida ricerca dell’arte

Una realtà versatile, uno spazio espositivo multidisciplinare. La galleria d’arte Fabrica Fluxus è espressione di un progetto curatoriale in progress. È un laboratorio di idee in cui s’intersecano dinamicamente design, […]

Una realtà versatile, uno spazio espositivo multidisciplinare. La galleria d’arte Fabrica Fluxus è espressione di un progetto curatoriale in progress. È un laboratorio di idee in cui s’intersecano dinamicamente design, illustrazione, fotografia e grafica. È il luogo delle autoproduzioni di giovani artisti, del pezzo unico da galleria e di dischi, riviste, libri d’arte a circolazione limitata.
Una “realtà fluida” che dopo tre anni di attività sente il bisogno di evadere dal proprio spazio fisico fisso per sondare liberamente altri modi e metodi di circolazione e diffusione dell’arte, ma senza abbandonare Bari. Esperienze passate e scelte future si susseguono in questa breve intervista, lasciataci dalla curatrice Roberta Fiorito.

Innanzitutto la “staticità” non fa per voi e state pensando di abbandonare, almeno per ora, la vostra sede fisica fissa. Parlaci di questo e degli altri cambiamenti in corso d’opera.
La staticità non è di questo mondo e sarebbe scontato citare un abusatissimo “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma” ma è certamente una verità che in questa società dove tutto si muove e cambia a velocità inaudita ci si sia trovati a distanza di tre anni di attività a riflettere sul senso di uno spazio fisico fisso. Sin dall’inizio ci siamo radicati nella nostra città, Bari, con la volontà di presentarci come una realtà fluida e versatile. La realtà cittadina ai tempi era ben diversa da quella di oggi… Certamente nuove vitalità ed energie erano nell’aria ma posso affermare con certezza che grazie alle attività svolte da giovani curatori e nuovi spazi dedicati all’arte contemporanea nati e cresciuti in questi anni (Art Core gallery, Vessel… per esempio) si è venuto ad animare un dibattito più profondo ed una diversa consapevolezza delle possibilità e delle opportunità reali o virtuali che offre il territorio. Gran parte dei progetti che sono stati ospitati nel nostro spazio sono stati creati con e per noi. Presentarci non come uno spazio “da riempire” ma come un vero e proprio laboratorio di idee. Le “mostre” erano solo un punto di arrivo. Quello che ci ha sempre dato la forza e la voglia di andare avanti sono stati, piuttosto, i processi creativi, le relazioni fra noi, Roberta Fiorito e Nico Murri in qualità di curatori dello spazio, e gli artisti e la città.
Se dovessi definire Fabrica Fluxus direi che sono gli artisti e i curatori con cui abbiamo collaborato, i progetti “pop up” che abbiamo ospitato, non una galleria d’arte in senso stretto ma piuttosto un progetto curatoriale in progress che ha sempre scelto, preso delle posizioni e portato avanti una ricerca precisa. In virtù di questo è venuto in maniera naturale la decisione di abbandonare momentaneamente lo spazio fisico per poterci dare la possibilità di muoverci con più libertà. Questo non vuol essere assolutamente un abbandono della città, le attività che si svolgeranno in città avranno come sede il mio appartamento, ma abbiamo pensato più giusto per noi prendere questa decisione, punto di passaggio inevitabile, per poter sondare così altri modi e metodi di circolazione e diffusione dell’arte.

È in atto una collaborazione con lo “Spazio Meme” di Carpi. Da curatrice, raccontaci qualche retroscena di Linea di demarcazione/Ligne de dèmarcation di Francesco Pergolesi.
Con lo spazio Meme di Carpi la collaborazione è consolidata ormai da tempo. Apprezzo e ammiro il loro lavoro, fatto con forte passione e determinazione, oltre a condividere, in particolare con Francesca Pergreffi, responsabile delle arti visive, un percorso di vita e di amicizia. Mi chiedi qualche retroscena? Eh! Quelli non si possono svelare!!! Però posso dire che personalmente è stata un’esperienza molto utile per aiutarmi a capire, in un momento di trambusti e cambiamenti, che alla fine io di questo lavoro sono totalmente drogata! Non posso farne a meno… La credo una rivelazione molto personale, forse fuori luogo, ma assolutamente vera!

Con il contest stART HUB vi siete relazionati alla realtà artistica contemporanea locale. C’è stato un riscontro positivo? Si può parlare di una puglia artisticamente “viva”?
Abbiamo da sempre scelto come linea programmatica quella di ospitare a Bari artisti provenienti da contesti extra regionali, proprio perché consideriamo la nostra attività in funzione di arricchimento della realtà culturale locale, un luogo dove poter esperire “altre visioni”, oltre al fatto che spazi dedicati a giovani artisti emergenti pugliesi ce ne erano e ce ne sono.
D’altro canto, sin da subito, abbiamo mostrato enorme interesse e volontà collaborativa con la realtà artistica del locale cercando piuttosto di promuoverla “fuori” attraverso. Proprio da questo è nato il progetto stArt Hub, un esperimento di “arte in movimento” che ci è servito per dare una sorta di sistematicità nel confronto con la realtà artistica locale. C’è stato un buon riscontro, molte le domande di partecipazione al bando di selezione e l’interesse dimostratoci da curatori, galleristi e giornalisti. Ho sempre trovato stimolante rapportarmi con un territorio che ha indiscusse potenzialità anche se spesso mal organizzate e troppo disorganiche. Un territorio certamente desideroso e curioso, il nostro, ma con diverse lacune. Riconosco un’attenzione nei confronti delle arti visive, ma a differenza di quello che è successo per il cinema e la musica in puglia, è mancata la volontà di una strategia organica, una volontà di una mappatura più profonda di una situazione in fieri volta alla realizzazione di una vera e propria piattaforma di confronto e discussione sul presente e sul futuro delle arti visive in Puglia.

Il web 2.0 sta condizionando l’arte contemporanea? Quali sono gli aspetti positivi e negativi?
Internet è stata sicuramente una rivoluzione tecnologica cha ha travolto il mondo e la società cosi com’era sino a 10/15 anni fa. E di sicuro il mondo della cultura e delle arti non è rimasto indifferente. Anzi! Credo che se la si veda dal punto di vista degli artisti, si è avuto di colpo la possibilità di poter arricchire in maniera esponenziale il proprio bagaglio iconografico, avendo accesso così a milioni di immagini e informazioni che di sicuro prima era molto più difficile raggiungere soprattutto se non si abitava nei centri “giusti”. La rete è anche diventata una vetrina, accessibile a tutti, una grande galleria popolare dove tutti possono indistintamente condividere il proprio lavoro, e anche nel nostro ambito di ricerca e scouting di nuovi artisti internet si afferma come uno dei più potenti mezzi, oltre al fatto che la possibilità di comunicare in tempo reale con persone dall’altro capo del mondo ha aperto infinite strade rendendo sicuramente più possibile lavorare in una città periferica e non per questo sentirsi in “provincia”. Di sicuro ha modificato anche la fruizione di arte: siamo costantemente immersi in un mondo di immagini e ciò ha reso tutti dei piccoli o grandi “collezionisti”.

Le vostre proposte artistiche mirano ad un determinato target?
La curiosità, l’amore per il bizzarro, il meraviglioso (nel senso letterale del termine), una certa predilezione per la cultura Pop, una cultura che possa parlare a persone diverse e su livelli e piani differenti, credo siano caratteristiche essenziali dei nostri “followers”. Tutto questo, a mio avviso, si può ritrovare in una ragazza di 20 anni come in un uomo di 60…

Quali sono i vostri prossimi appuntamenti?
In merito ai nostri prossimi appuntamenti siamo in via di definizione. Vorrei evitare di dare anticipazioni… Ma se avrete un po’ di pazienza credo che verrete ripagati! Posso solo dire che ci sono delle interessanti collaborazioni con diverse illustratrici italiane e poi… poi si vedrà!

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