Music for Dreamachine

Era il 1961, durante gli anni d’oro della beat generation e della psichedelia sopra ogni cosa, quando Brion Gysin e Ian Sommerville creavano la dreamachine. Che cosa sia esattamente la […]

Music For Dreamachine

Era il 1961, durante gli anni d’oro della beat generation e della psichedelia sopra ogni cosa, quando Brion Gysin e Ian Sommerville creavano la dreamachine. Che cosa sia esattamente la dreamachine è più complesso da spiegare che da capire. Si tratta quindi di un cilindro con una trama forata da forme geometriche (qui una versione DIY), fissato su un giradischi con al centro una lampadina. Una volta in movimento, il cilindro compie una rotazione ad una frequenza di circa 60 rpm, a sua volta proiettando la luce ad una frequenza tra gli 8 e 13 Hz, detta anche ritmo alfa. Esattamente la condizione in cui si trova il nostro cervello quando siamo svegli, rilassati e ad occhi chiusi. Infatti la dreamachine si ‘guarda’ ad occhi chiusi, cosa che, se prolungata, permette di entrare in uno stato di trance o di allucinazione, in pratica sognando da svegli. Per Gysin contava l’aspetto visivo, tanto è vero che pensava che un giorno l’arte figurativa si sarebbe potuta realizzare esclusivamente con la mente, senza ricorrere al gesto fisico.

In questo contesto si colloca quindi il debutto discografico di Psalm’n’Locker, misterioso musicista torinese nonché una delle menti dietro al programma La délirante di Radio Banda Larga (consigliamo di approfondire a chi interessasse esplorare i territori comuni tra suono e rumore). Dal titolo autorevole come quello di una composizione classica, Op. 1 Music for Dreamachine è un viaggio ipnotico di 28 minuti e 22 secondi su bordoni drone e rappresenta il frutto di una ricerca profonda e personalissima di Psalm’n’Locker. Ricerca basata interamente sullo studio delle onde sonore e la loro propagazione nello spazio. Per gli amanti dell’elettronica si tratta di un ascolto immobile, paralizzante fatto di sinusoidi e battimenti generati dall’accavallamento di due suoni a frequenze variabili.

Minimalismo puro, che lavora sull’essenzialità del suono e sul tempo, che potrebbe essere infinito, sull’onda lunga della lezione di un pioniere come La Monte Young. Basta pensare ad una pietra miliare come The Tortoise, His Dreams and Journeys per comprendere quei concetti di cosmo, di infinito e di espansione che ritroviamo anche in Music for Dreamachine. E soprattutto capire come anche per il nostro orecchio ‘tonale’ un cluster o una dissonanza possano risultare piacevoli ed avere un significato in sé, senza dover portare ad una risoluzione della tensione creata da due suoni, o frequenze, discordanti. Un discorso che possiamo far risalire alla Grecia di qualche millennio fa, che ha generato ricerche, dispute infuocate e oggi non ancora definitivamente concluso: quello delle accordature – o temperamenti – delle relazioni matematiche dei suoni e delle loro implicazioni metafisiche. Oggi se guardiamo i tasti bianchi e neri di un pianoforte non ce ne rendiamo conto, ma, che lo vogliate o meno, questo eterno dibattito ha influenzato il nostro modo di creare e di ascoltare il suono. Non a caso Psalm’n’Locker utilizza infatti due organi ‘scordati’ o meglio non temperati per modellare le frequenze consonanti e dissonanti.

Music for Dreamachine è pubblicato da Yerevan Tapes, una delle etichette italiane da tenere sotto i riflettori, che si pone come ponte tra la tradizione rumorista novecentesca e il panorama sperimentale, noise e psichedelico italiano.

Oltre alla versione digitale, di cui sotto trovate lo stream, Music for Dreamachine è pubblicato in cassetta con artwork curato dallo stesso autore.

Mattia Laurella

Voleva fare l’architetto, ma finisce in conservatorio e lì rimane. Costantemente in bilico tra classica ed elettronica, è alla ricerca di linguaggi musicali nuovi che (forse) non troverà mai.

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