DELTA CLUB: il mixtape raccontato con l’architettura
Delta Club è un produttore e musicista friulano. Dal 2014 è di base a Londra, dopo aver dato i natali al progetto a Copenhagen, luogo in cui Mattia ha lavorato […]
Delta Club è un produttore e musicista friulano. Dal 2014 è di base a Londra, dopo aver dato i natali al progetto a Copenhagen, luogo in cui Mattia ha lavorato come architetto. Il suo lavoro è quello che ci ha incuriositi particolarmente quando abbiamo ascoltato per la prima volta il mixtape che vi proponiamo e abbiamo cercato di delinearne un’architettura di fondo. Anche la musica è progetto, con i suoi messaggi e le sue variabili: ci è sembrato giusto e interessante chiedere a Mattia di raccontarci la struttura del suo mixtape, fra afro e minimalismo, attraverso progetti architettonici che in qualche modo lo hanno influenzato.
Noterete, nel suo sound, influenze da band come Godspeed you! Black Emperor, Explosions in The Sky, da maestri del minimalismo come Reich, Riley e Glass e dai musicisti africani Toumani Diabaté e Boubacar Traoré, Delta Club fonde strumenti a corda (provenienti soprattutto dall’Africa dell’ovest), ad elettronica, field recordings e percussioni.
Ora, invece, facciamo un breve viaggio nell’architettura. Poi immergetevi prima nel suo mixtape e poi nell’EP “Fortitude”.
“Foire Internationale de Dakar” (foto: Iwan Baan)
“La Pyramide”, Abidjan, Costa D’avorio (foto: Iwan Baan)
Per celebrare la loro recente indipendenza, durante gli anni ’60 e ’70 alcune giovani nazioni africane hanno dato vita ad un intenso periodo di sperimentazione architettonica. Il risultato a mio avviso ha una carica esplosivia tanto primitiva quanto moderna.
“Serviço Social do Comércio – SESC Unidade Pompeia”, Lina Bo Bardi (foto: Federico Cairoli)
Ci spostiamo dall’Africa al Brasile per le architetture di Lina Bo Bardi. Non solo architetto, ma scenografa, costumista e urbanista, oltre che designer di mobili e gioielli, la Bo Bardi riusciva a veicolare attraverso un’architettura povera e autentica il carattere diretto della cultura brasiliana unendo il tutto, similmente alle immagini scelte dall’Africa, al dualismo primitivo-moderno.
Superstudio, “Life, Supersurface (Fruit and Wine)”
La Supersuperficie viene definita da Cristiano Toraldo di Francia, membro del gruppo di architettura radicale Superstudio, come “un’altra visione limite: una nuova realtà, che persi i suoi connotati solido-meccanici, oggettuali, di architetture come supporti tridimensionali di vita, si distribuisce su una griglia neutra, virtuale, di flussi di informazione e di energia come supporto di una organizzazione debole del territorio. Partendo dall’ipotesi del pianeta reso omogeneo attraverso una rete di energia e di informazioni, si ipotizzava un processo riduttivo per l’architettura ed un diverso controllo dell’ambiente senza il necessario impiego di sistemi tridimensionali”.
Mixtape
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