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La collezione New York di Saba Italia, disegnata da Sergio Bicego, si è declinata nel tempo in nuove forme, mantenendo comunque la propria essenza, costituita da un’anima contemporanea e da uno spirito senza tempo. Una serie che porta con fierezza il nome della Grande Mela, e che ha visto nella poltrona ideata nel 2012 la sua prima rappresentante. Un unico oggetto di design che racchiude in realtà 2 anime, uptown e downtown, grazie al rivestimento reversibile e bicolore che regala una originale versatilità alla seduta. La struttura in tondino di ferro verniciato è disponibile in molteplici naunces (compresa quella bellissima in rame avvistata al Salone del Mobile lo scorso aprile) e accoglie con slancio un cuscino a base ottagonale reversibile.

Dall’anno successivo è disponibile anche nella versione outdoor, rivestita in tessuto tecnico che non assorbe acqua, e dal 2014 nella versione bergère, perfetta per chi cerca una poltrona da lettura o relax, grazie allo schienale alto, al comodo poggiatesta e all’elegante pouf.

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La sofisticata contemporaneità della linea New York ha accolto da subito i favori dei design lovers, tanto da spingere Saba l’anno scorso a declinarla anche nella versione sedia con o senza braccioli.

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Nel 2013 la fortunata poltroncina diventa il punto di partenza del nuovo progetto di imbottiti di casa Saba. Il divano New York riprende l’agile silhouette dei suoi predecessori, la sagoma esagonale, così come i piedi sottili su cui poggia. Doppia la versione dello schienale: basica con cuscini disposti in maniera casuale ad alleggerire la struttura, e nella variante Soft con cuscini schienale più grandi e dotati di comodi poggia reni (che diventano poggia testa semplicemente ruotando il cuscino). Questa volta l’originale design e la forte connotazione estetica (rafforzata anche da una possibilità di scelta tessuti enorme) vanno a braccetto con il comfort.

L’ultima nata (per ora) della famiglia è stata presentata al Salone 2015: New York Suite è la poltrona imbottita che, pur mantenendo la leggerezza delle forme della linea, avvolge chi ci si accomoda con le sue ampie cuscinature dalle rifiniture sartoriali. Una eleganza retrò che si sposa perfettamente con le ambientazioni metropolitane, fascinosa anche nelle versioni più contenute come la poltrona lounge e il divano da 155 cm. Una raffinata “variazione sul tema”, in attesa della prossima…

Saba Italia – New York

Gli anni ’90 la stanno decisamente facendo da padrone, e la collezione Spring/Summer 14 di Supreme – brand a cui si sono legate le maggiori tendenze contemporanee in ambito street – lo conferma appieno. I capi indossati da Jason Dill, skater e volto storico del brand, celebrano pienamente i 20 anni del marchio, con prestigiose collaborazioni, come quella con Playboy.

Iconografia religiosa, pattern camo e animalier, abbinamenti e grafiche forti, lettering preponderanti: il 20 febbraio a New York, Los Angeles e Londra si scatenerà una guerra per possederne il primo stock. Online la ressa è fissata al 27 di febbraio.

State accorti.

Supreme SS14

 

Tra i mille volti del MoMA su Tumblr, quello “Talks”, che altro non è che un hub di conversazioni, letture, laboratori, ispirazioni e spunti per esplorare il sempre più labirintico panorama dell’arte contemporanea, è forse il più interessante e sperimentale.

Tra gli artisti più riproposti e quindi più curiosi, c’è un certo Aiden Morse.

Ha diciannove anni, viene dalla Tasmania e tutti i suoi progetti più riusciti risalgono a quando, di anni, ne aveva diciassette e doveva preparare quello che per noi è l’esame di maturità.

Morse utilizza tutti i mezzi di cui dispone o che contestualmente trova più funzionali, per realizzare opere che spaziano da video a still life a ritratti a installazioni luminose e performance, riuscendo sempre a configurarsi come un artista molto consapevole seppur ancora in fase di affermazione. Del 2011 è la serie “Dislocation”, fotografie statiche a luoghi periferici che giocano su particolari aggiunti dall’artista per invitare gli abitanti a riconsiderare l’ambiente in cui vivono; dell’anno successivo è invece “Stills”, il suo progetto più famoso, che riprende corpi e oggetti essenziali modulati da luci e ombre, a volte “sporche” e naturali, a volte ricreate artificialmente sul set da proiettori; ne esce un mondo oscuro ma fantasioso e postmoderno i cui riferimenti sono tutti cinematografici (le simbologie di Kubrick e lo Spielberg anni Ottanta).

Dell’ultimo periodo sono sperimentazioni più pop: la serie “Pinks/Blues” che ritrae oggetti‐ simbolo della pubertà (rasoi, condom, assorbenti e schiuma da barba), “Mirrors”, installazione di specchi nella foresta e “Signal work”, video a colorati still life in movimento.

I suoi modelli dichiarati? Gli artisti/fotografi americani Todd Hido e Jeff Wall. Ed, in effetti, si vede.

MoMA “talks” about Aiden Morse