Studiopretzel S|S 2013

Abbiamo incontrato Emiliano Laszlo di Studiopretzel per una divertente e interessante intervista. Studiopretzel si presenta in maniera inequivocabile: è un abbraccio, è il cool jazz di Chet Baker, un gol […]

Abbiamo incontrato Emiliano Laszlo di Studiopretzel per una divertente e interessante intervista.
Studiopretzel si presenta in maniera inequivocabile: è un abbraccio, è il cool jazz di Chet Baker, un gol di tacco, un calice di eccellente vino rosso, una camicia di morbido cotone, un tramonto in barca a vela.
Studiopretzel si concentra inizialmente su foto e video, ma oggi concentra tutte il potenziale creativo nella realizzazione di capi estremamente ricercati dalle linee pulite ma sempre ben definite.
Tutto il processo di fabbricazione è rigorosamente fatto a mano con un’attenzione particolare per i dettagli.

Quando e dove nasce Studiopretzel?
L’idea di Studiopretzel nasce nella primavera del 2011, durante il salone del mobile di Milano, nel bel mezzo di un confronto tra amici riguardante idee lavorative.

Non ti occupi solo di moda, anzi diciamo che hai iniziato in altri ambiti, perchè poi la necessità di affacciarsi su questo mondo?
Inizialmente Studiopretzel nasce con l’idea di mettere su una piattaforma su cui operare tramite foto, video, scouting e creazione di eventi, promozione di attività cool italiane ed estere, con una serie di collaborazioni più o meno fisse di persone da tutto il mondo.
Io ho studiato fotografia e video, quindi mi piaceva l’idea di mescolare questi due ambiti alla moda e al lifestyle.
Quando però è nato il logo del pretzel, così com’è ora, mi sono convinto che potesse avere anche altre applicazioni, come la stampa su una tshirt. Avevo ed ho tuttora poi una vera fissa per le camicie con i bottoni fasciati. Da lì è nato tutto il resto.

Che importanza ricoprono queste attività parallele per le tue collezioni?
Diciamo che adesso sto imparando a focalizzarmi di più sulla lavorazione e sul concetto di fare vestiti. Studiopretzel è diventato al 100% un brand di abbigliamento, quindi rispetto a prima l’attenzione è spinta solo su questo aspetto. Sicuramente certe suggestioni mi vengono da foto e immagini che ho realizzato nel corso degli anni e in cui a distanza di tempo scopro nuovi aspetti e stimoli.

L’ispirazione per la collezione S|S 2013 dove è nata?
La mia ispirazione costante è sempre il Giappone e i tanti aspetti che ruotano intorno a questo paese.
Per il 2013 mi sono fatto ispirare da una famiglia di amici monaci scintoisti che vivono su un’isoletta a sud di Osaka.
I profumi ed i colori di quel piccolo villaggio di pescatori sono uno dei ricordi più vividi nella mia mente e che ho cercato di riproporre per esempio nei colori della collezione come il blu profondo del mare o traendo ispirazione dalle mille trame dei tatami, dei loro kimoni, dei templi.

Qual’è il tratto distintivo della nuova collezione?
La S|S 2013 è caratterizzata in primo luogo dall’essere una collezione completa che forma un total look vero e proprio e non più solo camicie e bermuda come per la prima collezione, in secondo luogo l’attenzione verso i volumi e la leggerezza dei tessuti, aspetti che saltano subito all’occhio.

Cosa deve avere un brand per avere successo? E cosa ha Studiopretzel?
Credo che per avere successo si debba avere molta pazienza e per avere molta pazienza nel mondo della moda sono necessari soldi per rimanere a galla, soprattutto all’inizio.
Studiopretzel ci sta mettendo tutto l’impegno, ma vorrei sottolineare che la cosa che non deve mai mancare è la visione: una visione che ti fa portare avanti un progetto coerente di moda personale e per quanto possibile unico che magari, almeno all’inizio, gli altri non possono non capire.

Che importanza hanno i materiali e i dettagli per te?
Penso che il bottone fasciato a mano rappresenti a sufficienza l’attenzione che metto nello sviluppo dei dettagli delle mie collezioni.
Per quanto riguarda i materiali ti racconto un aneddoto: da piccolo non mettevo niente che non fosse stato usato dai miei genitori. Non sopportavo quei cotoni rigidi appena stirati, per non parlare dei maglioni o delle camicie di flanella. Ecco, la mia ricerca di materiali ha sempre ben presente questo aspetto del mio passato. Chiunque si avvicinerà ai cotoni della prossima estate capirà di cosa sto parlando.
Voglio che quando si tocca un mio pezzo, si possa capire e godere nel toccarlo.

Se dovessi realizzare un look “bomba”, quali brands accosteresti ai tuoi capi?
Abbinerei sicuramente capi di Andrea Pompilio, MSGM, Bernhard Willhelm, Facetasm.

Stai lavorando a qualche progetto nuovo?
Sto lavorando ad una collaborazione con un altro brand giovane per la prossima estate e al primo invernale di Studiopretzel!

Come vedi il mercato della moda, tra multinazionali del lusso e brand emergenti?
Credo che oggi più che mai sia necessaria una figura fondamentale nel mondo della moda e cioè qualcuno in gamba che riesca a capire il senso del tuo lavoro e la giusta collocazione nel mercato. Senza questo passaggio si fa molta fatica ad andare avanti.
Trovo anche che in Italia ci sia una bella attenzione nei confronti dei giovani designers, a differenza di tanti altri ambiti lavorativi, probabilmente perché la moda è un traino economico importante. Forse ci vorrebbero più aziende tessili, per fare un esempio, capaci di scommettere e pronte ad investire i loro soldi e la loro professionalità nel lavoro di brands emergenti.

Ora non rimane che andare a toccare con mano la collezione presentata in questi giorni all’interno di Pitti Immagine a Firenze.

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