Quattro chiacchiere con gli YOMBE

Sono italiani, suonano synth pop di stampo nordeuropeo, il loro nome proviene dalla didascalia di una statua africana che rappresenta la maternità. Gli YOMBE sono Alfredo Maddaluno e Carola Moccia […]

Sono italiani, suonano synth pop di stampo nordeuropeo, il loro nome proviene dalla didascalia di una statua africana che rappresenta la maternità. Gli YOMBE sono Alfredo Maddaluno e Carola Moccia (Cyen), campani entrambi e con un curriculum già nutrito in ambito musicale. Li abbiamo intervistati a circa un mese dall’uscita del loro omonimo EP, pubblicato dall’etichetta italo-canadese Locale Internazionale.

© Fabrizio Vatieri

© Fabrizio Vatieri

Provenite entrambi dai Fitness Forever, band che fa dell’allegria, del romanticismo e dell’ironia (anche estetica) la propria cifra stilistica; nel caso di Carola, conosciamo il suo background da songwriter. Allora, come nasce YOMBE, un progetto synth-pop che ci sembra distante da ciò che avete fatto in passato?

Siamo diventati dei tristoni, eh?
No, in realtà chi scrive e compone musica nei Fitness Forever è Carlos, fondatore e leader del progetto. Quindi trovare un filo conduttore nel songwriting sarebbe improbabile perchè il nostro contributo nei FF era più che altro performativo, in studio e dal vivo. Tuttavia hai ragione a vedere una distanza tra le due cose per ovvie questioni di genere. Se c’è un fil rouge è forse la particolare attenzione alle melodie vocali e al groove, argomenti che stanno a cuore ai Fitness quanto a YOMBE.

Dopo circa un anno di lavoro con i FF che, oltre a dare il via alla nostra collaborazione artistica hanno sancito l’inizio della nostra relazione sentimentale, ci siamo trasferiti a Milano per lavoro. Lì abbiamo cominciato a scrivere qualcosa, idee abbastanza grezze che lasciavano intravedere qualcosa di interessante da portare avanti. Io (Alfredo) ho sempre prodotto elettronica parallelamente alla mia attività di session man. Fino a qualche anno prima dei FF ero parte del duo Atari, di cui ho curato anche la produzione artistica del secondo album. Cyen, per quanto il suo progetto solista possa sembrare lontano da YOMBE, ha sempre avuto riferimenti che non fossero strettamente cantautoriali. Quindi abbiamo messo insieme due mondi apparentemente lontani e con tanti punti di contatto.


Il video, diretto da Alfredo Maddaluno & Dario Calise, è una bomba

La mutazione è avvenuta anche a livello estetico: la vostra è “un’urgenza”, quindi, che attraversa anche le vostre persone?
Beh, ogni progetto ha una sua estetica. Come dicevamo prima, quella dei Fitness è dettata naturalmente dal genere (molto peculiare tra l’altro) e dall’immaginario che Carlos aveva già dato alla band prima che noi due ne facessimo parte.
YOMBE è come siamo. È quello che, stavolta, noi due scriviamo e traduciamo in immagine.

I vostri pezzi ci sembrano di chiara ispirazione nord-europea, mentre il nome e l’identità richiamano la cultura africana: come create il giusto mix fra queste due anime (se esistono entrambe) e in che modo è nato questo concetto?
Siamo contenti che tu abbia colto quest’aspetto. Vedi, è esattamente su questo confine che vogliamo muoverci; l’elettronica, come musica pensabile in una griglia ritmica e quindi in un certo senso con un suo rigore, può diventare più “umana” se ci si avvale di un campionario di suoni non necessariamente sintetici, magari appartenenti ad altre culture non-europee. Inevitabilmente questo melting pot travolge anche la nostra estetica. Io (Alfredo) sono prima di tutto un polistrumentista, poi un producer, così come Cyen è una chitarrista e songwriter oltre che una vocalist. Questo forse tiene ferma la bilancia sulla quale poggiano due pesi; Da un lato la razionalità e la fascinazione del nord “digitale”. Dall’altra l’imprevedibilità e il “soul” del sud del mondo.

Cosa vi aspettate da questo progetto? Vista la vostra poliedricità, pensate di dedicarvici in maniera totale o state tenendo aperte altre porte?

La poliedricità è qualcosa che gli italiani fanno ancora fatica a mandare giù. In qualche modo anche la stampa e la discografia hanno bisogno di inquadrare e catalogare un’artista per orientare il pubblico che, effettivamente, di fronte all’immane proposta musicale di oggi può avere bisogno di una guida. Eppure all’estero essere istrionici o, come si dice a Milano “multi-tasking”, è solo una marcia in più per un’artista perchè vuol dire che ha più possibilitá di rinnovarsi e stupire. Per quanto ci riguarda è sempre stato un punto di forza e molti degli artisti che amiamo sono inafferrabili e a volte difficilmente inglobabili in un filone specifico.
In realtà quello che ci interessa veramente è il songwriting e la ricerca di suoni che possano supportarlo al meglio. Oggi abbiamo raccolto le nostre esperienze sotto il nome di YOMBE e speriamo di portarle il più lontano possibile dall’Italia. Per farlo dobbiamo dedicarci a questo progetto full-time, senza escludere delle possibili collaborazioni esterne in futuro.

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Qual è il pezzo che pensate vi rappresenti di più? Che tipo di emozioni e pensieri ci avete messo dentro e, in generale, che tipo di messaggio cercate di veicolare con la vostra musica?
È difficile trovare un solo pezzo e dire che possa rappresentarci, sai? Riceviamo ogni giorno ottimi feedback, specialmente dall’estero, e ogni persona esprime una preferenza diversa dall’altra credendo che un brano o un altro siano più o meno rappresentativi del nostro stile. Questo ci porta ad immaginare il nostro primo EP come un vaso rotto in 5 pezzi che puoi ricomporre ascoltandolo tutto d’un fiato. Solo così puoi dargli una forma.

Come si fa a essere coppia nella musica e nella vita allo stesso tempo? Che tipo di equilibrio avete trovato insieme?
È importante mantenere un distacco “professionale” in alcuni momenti e soprattutto riuscire a preservare la propria individualità per evitare di somigliarsi, un rischio abbastanza comune in una coppia.
Come abbiamo detto più volte, questo stesso disco è stato composto “a distanza”, se vogliamo. Abbiamo cercato di lavorare senza influenzarci, l’uno sull’idea dell’altra o viceversa, in stanze diverse della casa, in momenti diversi del giorno. Per il resto la band rappresenta un’occasione in più per stare insieme ed un’altra per litigare furiosamente!

Ci lasciate con un pezzo ed un album ciascuno che vi rappresentano e che hanno cambiato qualcosa nella vostra vita?

Cyen:
– pezzo: SBTRKT – Hold on
– album: The Notwist – Neon Golden

Alfredo:
– pezzo: Billy Cobham – Red Baron
– album: Wildbirds and Peacedrums- Rhythm

Ascolta l’EP integrale:

Gianvito Fanelli

Pugliese, ho vissuto a Milano per dieci anni prima di tornare in Puglia. Sono un designer. Ho una newsletter, colazione.email, e un progetto su Instagram @vita________lenta

Apulian, I lived in Milan for ten years before returning to Puglia. I am a designer. I have a newsletter, breakfast.email, and a project on Instagram @vita________lenta.

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