Dalla celebre fotografia scattata il 05 giugno 1989 in Piazza Tiananmen dal fotoreporter Jeff Widener che immortalava un istante storico destinato a divenire il simbolo della lotta giovanile non solo asiatica, numerose rielaborazioni ci sono state proposte da artisti, comici e pop culture. Tra questi segnaliamo l’ultimo lavoro di un giovane artista emergente di cui abbiamo scritto in precedenza: Silvio Giordano. Il suo Tank Man, realizzato in un unico scatto con Stefano Boring, è catapultato in uno scenario più contemporaneo dove, stavolta, non più carrarmati ma giganteschi SUV irrompono sulla scena a minacciare la salvaguardia di un passante. Il “rivoltoso sconosciuto” ripone la sua universalità (che deriva dall’anonimato del suo gesto) nella memoria di tutti noi come l’artista dichiara la sua presenza attraverso i suoi giochi perfomativi, ovvero quella linea di hammer che punta verso il soggetto-oggetto dell’inquadratura. Se per la società postindustriale il “grande e costoso è bello”, varrà lo stesso anche per l’arte? Dietro un’apparente banale provocazione, i due artisti potentini accartocciano il duplice (o multiplo) significato di Tank Man 2 dall’interno.
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