H.O.P.E. EP by Vaghe Stelle

Anno intenso per il producer torinese Vaghe Stelle che, dopo le recenti uscite per Danse Noire e left_blank (Flight To Forever con il cerbero One Circle), ha pubblicato lo scorso […]

Anno intenso per il producer torinese Vaghe Stelle che, dopo le recenti uscite per Danse Noire e left_blank (Flight To Forever con il cerbero One Circle), ha pubblicato lo scorso novembre per la label berlinese Gang Of Ducks l’EP H.O.P.E. Ci aspettavamo un significato esoterico, ma Daniele ci ha detto che eravamo fuori strada. In questo caso si tratta di cyberpunk. H.O.P.E. infatti sta per Hackers On Planet Earth, un meeting di hackers organizzato dal magazine 2600. Dicevamo esoterico perché, andando sul sito della label e leggendo chi sono e cosa pensano, ci siamo fatti l’idea di un’atmosfera spettrale, cioè la condizione perfetta per l’elettronica sperimentale di Vaghe Stelle, fatta di suoni oscuri e atmosfere buie, buissime, ritmi sfalsati e irregolari.

H.O.P.E.

Brain dance? Fatto sta che H.O.P.E. richiede una percezione, un atteggiamento mentale dedicati, che a loro volta suscitano inquiedutine e generano uno stato ipnosi. E ci piace. Si vede che Vaghe Stelle è figlio degli anni ’80, per questo H.O.P.E. ci ricorda qualcosa di vicino a Philip Glass, tipo Koyaanisquatsi, con quel tappeto di synth ostinati che sembrano scuotere la terra. Minimalismo o no, si intravede un percorso che va in quella direzione, strutture in sequenza e rivangate all’infinito. H.O.P.E. suscita immagini, evoca atmosfere con quel suono che viene da dire sporco, analogico. Anche qui, Daniele ci smentisce dicendoci che in realtà c’è molto contenuto digitale, se non per alcune parti, plasmate con effetti e filtri. Le ultime tracce sono due remix di B.A.T. e G.O.D., colpi metallici e suoni che friggono per chiudere in maniera perfetta.

Se volete capire meglio di cosa parliamo quando diciamo cyberpunk, fate un salto a Torino, nella zona del Lingotto si trova la Passerella Olimpica, un piercing conficcato al di là dei binari della stazione, che crea un bel contrasto con l’architettura un po’ fiacca della zona. Proprio lì potete ascoltare e immergervi nell’esperimento ambient che Vaghe Stelle ha composto per il progetto A Great Symphony, frutto della collaborazione tra British Council e Club To Club.

Mattia Laurella

Voleva fare l’architetto, ma finisce in conservatorio e lì rimane. Costantemente in bilico tra classica ed elettronica, è alla ricerca di linguaggi musicali nuovi che (forse) non troverà mai.

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