Non sempre il pensiero critico dei designer si manifesta, solitamente i progetti precedono le parole rimanendo più impressi di qualsiasi intervista e cartella stampa a seguire in cui il designer prende la rivincita su forma e materia, cercando di dimostrare lo spessore culturale oltre che il talento creativo. Capita a volte però che ai designer sia data l’opportunità di sostituire lo schizzo con gli appunti, la materia con il concetto. Una di queste possibilità è che gli venga affidata la curatela di una mostra da un museo, una fondazione o una galleria.
La mostra “In the making” curata dal duo di designer londinesi Barber e Osgerby che si tiene in queste settimane al Design Museum di Londra, è un bell’esempio di come uno studio tra i più affermati sulla scena contemporanea affianchi al lavoro di fabbrica quello intellettuale. Il tema della mostra è congelare il processo di fabbricazione di oggetti comuni ad uno stato intermedio mostrando gli oggetti in divenire. Viene data la possibilità agli spettatori di curiosare dietro le quinte, di guardare all’interno del cilindro del prestigiatore per capire quando e come la colomba si tramuta in un mazzo di fiori. Il tema è particolarmente contemporaneo. In un periodo storico in cui Ikea abbatte i prezzi dei prodotti fornendoci semilavorati da assemblare estendendo la propria catena di montaggio all’interno di casa nostra, Barber e Osgerby mostrano la magia che ogni giorno si realizza all’interno delle aziende, che difficilmente sarà sostituibile. Così si può vedere un cappello prima che venga messo “in forma” o una lattina di Coca Cola prima che raggiunga la tridimensionalità, un euro prima di essere coniato o una matita prima che venga separata dalla matrice. Ci sono esempi in cui è inimmaginabile quale sia il risultato finale ed altri in cui l’oggetto finale è evidente. Se la mostra Design Real curata da Konstantin Grcic nel 2009 alla Serpentine Gallery, altra bellissima dimostrazione di designer/pensatore, mostrava la bellezza conclusa di oggetti profondamente “Industrial”, questa entra nei capannoni e sottrae i pezzi ancora da finire, da rifinire e da concludere, mettendo a nudo alcuni processi che le aziende solitamente non pubblicizzano.
E’ un’esposizione per voyeuristi in cui si sbircia dalla serratura e si svelano i trucchi, in cui si mostra che la semplicità e la bellezza spesso necessitano di complessità ed imperfezione per riuscire a manifestarsi.